Indimenticabili la sue interpretazioni al Teatro del Tuscolo
Un grande attore, un testimone impareggiabile del teatro nazionale ed internazionale, se n'è andato. Giorgio Albertazzi è morto all'età di 92 anni. Una lunga vita, passata coraggiosamente e liberamente, senza retoriche e con una longevità intensa e fino all'ultimo ricca di talento. Albertazzi ogni sera andava nella sua amata arena con una vitalità che lo avvolgeva e lo proteggeva, lo rendeva irresistibile alle donne e lo mitizzava, in qualche misura, con il passare del tempo. La vecchiaia lo disturbava perché – diceva - ''è più corporea della giovinezza, ti costringe a fare i conti con il tuo corpo, che reclama le sue esigenze. Quando sei giovane non ti accorgi di averlo, ti obbedisce. Ma poi arriva il momento che ti dice “no, questo non lo puoi fare, perché sei vecchio''. Della morte non aveva paura, non l'hai mai avuta. ''Già il non sapere cosa succede dopo di lei è eccitante - aggiungeva - e se davvero esiste l’inferno, come diceva Flaiano, i peccatori sono tutti nudi e magari ci si può anche divertire''. E d'altronde non poteva che essere così per un uomo che con la morte ci aveva fatto i conti da giovane, in guerra, dalla quella che viene riconosciuta come ''la parte sbagliata'' e che non hai mai rinnegato tutta la vita.
Nato a Fiesole il 20 agosto 1923, nel 1943 aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Dopo la sconfitta, era stato arrestato per aver comandato un plotone di esecuzione e per collaborazionismo. Trascorre due anni in carcere e viene poi liberato nel 1947 a seguito dell'amnistia varata da Togliatti. In una recente intervista, raccontato di quella esperienza, aveva detto: “Non sono stato di destra a vent’anni, figuriamoci se posso esserlo oggi. La fama di fascista non me la sono mai scrollata di dosso. Andai a Salò come tanti ragazzi, convinto che lì si combattesse per l’Italia, ma con altro spirito, e soprattutto consapevole che in quel momento stavo dalla parte di chi già aveva perso. Come dissi all’Espresso nella sentenza del Tribunale militare che mi ha assolto in istruttoria dopo due anni di carcere preventivo, c’è scritto che ho messo in salvo 19 ebrei. Ma non l’ho mai raccontata questa cosa. Non mi andava. Le mie responsabilità, seppur di ventenne, me le prendo tutte. Senza vittimismo o pentitismo''.
Laureatosi in architettura, debuttò con ''Troilo e Cressida'' di Shakespeare nel 1949 con la regia di Luchino Visconti, regista comunista che non tenne conto del suo passato perchè, in quell'Italia che si ricostruiva anche culturalmente, non c'era spazio per l'odio ma per la speranza. Eppoi Albertazzi era un talento fuori del comune, era inutile innalzare muri preconcetti. Quindi una carriera clamorosa, che ha spaziato dal cinema alla televisione, dai film agli sceneggiati come «L’idiota» e «Jeckyll». Tra le sue interpretazioni teatrali di maggiore successo, le ''Memorie di Adriano'' della Yourcenar: uno spettacolo che, da quando debuttò alla Villa Adriana di Tivoli nel 1989, ha raggiunto quasi 1000 repliche, in Italia e all’estero. In questo itinerario, le indimenticabili e straordinarie serate per il teatro classico sul Tuscolo, nei castelli romani, di fronte una folla incantata sotto il cielo d'estate. Un posto amato da Albertazzi, il Tuscolo, per la forza che evocava e per il lascito archeologico e storico che tramandava.
Un numero infinito di titoli affolla la storia dell'attore: ''Ci ho messo un paio d’anni a imparare a recitare come Ricci e Benassi. Ci ho messo tutta vita a imparare a non recitare più. Io non recito, io sono''. Così per lui, apparire nudo a 87 anni nello spettacolo ''Cercando Picasso'', non era che uno dei tratti specifici del suo profilo variegato e originale, inimitabile e preciso nella sua grande estensione recitativa.
Albertazzi non avrà eredi, ma rimane il mosaico che egli ha costruito e ha lasciato all'arte italiana.