GROTTAFERRATA - Le dimissioni del più votato del 2014 pesano come un macigno ma ci sono questioni importanti, come le fideiussioni dell'ex hotel Traiano e lo stesso Bilancio di previsione, che possono mettere la parola fine alla consiliatura
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Il cerchio si va chiudendo e le dimissioni di Riccardo Tocci (LEGGI l'articolo) sono come una frustrata alle ambizioni del sindaco Giampiero Fontana di chiudere trionfalmente questa fase amministativa e puntare senza più intoppi alla seconda metà del proprio mandato.
Tocci era stato in quel giugno 2014 il più votato di tutti con 313 preferenze: gli sarebbe spettato un posto da assessore o comunque da presidente del Consiglio. Poi evidentemente gli accordi furono altri e il baby neo consigliere si accontentò del ruolo di capogruppo. Se uno con tanti numeri molla, il segnale è forte. Se poi lo fa accusando in primis il sindaco di non aver centrato praticamente manco un punto del proprio programma elettorale, il segnale è ancora più forte. Devastante. Se la verità di Tocci è tutta in quelle righe o ci sia dell'altro (ed i veleni dell'ultimo Consiglio possono aver pesato), solo il tempo saprà dirlo. Al suo posto dovrebbe entrare Fabrizio Marconi ma non è detto (anzi...) che l'ex consigliere provinciale sia intenzionato ad entrare in una maggioranza ormai sfilacciata.
Fontana perde insomma il primo dei suoi sostenitori (nel senso fisico del termine, considerai i voti accumulati da Tocci) ma anche il primo dei suoi critici ancora in squadra (altri si sono persi per strada): fu proprio Tocci, in autunno, ad animare l'azione dei 7-consiglieri-7 che costò un sofferto rimpasto nel quale il sindaco fu costretto a sacrificare almeno uno dei suoi più fedeli collaboratori come Paolucci. Quel Paolucci che è oggi uno degli avversari extra palazzo Consoli più irriducibili (LEGGI l'articolo).
Ora per Fontana le cose si complicano e non è detto che dopo la defezione di Tocci, pur dettata da motivi anche personali oltre che politici, non possano arrivarne altre. Anche perché è palese che la paralisi amministrativa che dura da mesi non sia destinata a sciogliersi a stretto giro.
L'operazione "sganciamento" da un sindaco che ha deluso evidentemente anche molti dei suoi (non dimentichiamo i continui distinguo di Vincenzo Mucciaccio e l'insofferenza di altri pezzi di maggioranza), è in pieno atto e ci sono almeno un paio di pesantissime spade di Damocle a pendere sulla testa di questa maggioranza. La prima, al di là delle solite "questioncine" dell'ex Cavallino e soprattutto della Polisportiva, si chiama fideiussioni. E non è una passeggiata di salute: l'esposto presentato dai 5 stelle sulla garanzia finanziaria posta sui lavori all'ex hotel Traiano - che a quanto pare in settimana porterà a deporre in Procura - pesa come un macigno (LEGGI l'articolo). Senza dimenticare la brutta patata bollente abusivismo, dalla quale si dovrà cercare un modo per uscire. Dietro l'angolo poi c'è però soprattutto l'approvazione del Bilancio e tutti sanno che se il documento economico-finanziario di previsione non ottiene il via libera dal Consiglio comunale, si va a casa diretti.
Non tutti sono disposti ad affondare insieme ad un sindaco che in questi quasi due anni non ha saputo includere: la schiera dei nemici e degli avversari è oggi molto più lunga di quel giugno 2014 immortalato nella foto in alto dove quasi la metà di coloro che erano al fianco del sindaco, oggi gli sono contro.