FRASCATI - Alcune considerazioni di Bernardo Iodice in merito alle due vicende cittadine.
ilmamilio.it
"Vi scrivo in merito all’articolo che riportava la richiesta di Vincenzo Conte di conoscere chi siano i debitori insolventi che hanno determinato il “buco” che ha causato la chiusura dell’esperienza BCC di Frascati e l’acquisizione da parte della BCC di Roma.
Condivido in pieno la richiesta come, peraltro, a più alto livello è condivisibile la richiesta avanzata per il Monte dei Paschi di Siena (in questo caso ancora a maggior ragione perché il “fallimento” del MPS lo paghiamo noi tutti) ma la mia pregressa esperienza maturata in campo bancario mi spinge a integrare la richiesta dell’ex consigliere Conte con un’ulteriore richiesta:
- dei debitori insolventi (soggetti diversi dalle persone fisiche) è stata acquisita agli atti della banca l’identificazione del “titolare effettivo”?
- se è avvenuta, l’identificazione è pacifica o è stata oggetto di contestazione non essendo condivisa dagli organi di controllo?
Mi creda, direttore, non è una questione tecnica ma di sostanza perché potremmo (ribadisco, potremmo) scoprire che i debitori insolventi, formalmente numerosi, siano nei fatti in numero di gran lunga inferiore.
Potrebbe verificarsi che l’insieme dei crediti in sofferenza della banca si riferisca solo a pochi soggetti con una concentrazione delle posizioni debitorie significativa di una gestione non ottimale del credito soprattutto in considerazione delle dimensioni dell’istituto di credito in questione.
Il mio, ovviamente, è un ragionamento assolutamente teorico perché non conosco la realtà della banca ma la curiosità e la voglia di comprendere perché sia fallita l’esperienza della BCC di Frascati mi ha spinto a scrivere questa nota e sarei più tranquillo se scoprissi che il “fallimento” della BCC di Frascati é dovuto a fatti di mercato e non a cattiva gestione del credito.
Le scrivo anche in merito alle bollette pazze arrivate ai cittadini di Frascati negli ultimi tempi. Le richieste dell’Acquedotto Doganella, in liquidazione da anni, si riferiscono a fatti risalenti al 2005 la cui prescrizione è stata formalmente interrotta da solleciti degli scorsi anni.
Il vero motivo dello scandalo è, però, da ricercarsi altrove: nel mio caso specifico e in tanti simili l’insoluto era relativo ad interessi di mora e penali richiesti (e da me non pagati, avendo pagato solo l’importo relativo ai consumi e alle varie tariffe, dandone specifica comunicazione scritta all’ente) per ritardi nel pagamento delle bollette non imputabili all’utente in quanto le bollette in questione erano pervenute agli interessati oltre il termine di scadenza.
Di questo fatto mi feci portavoce, in quanto consigliere comunale, sia presso l’amministrazione comunale sia presso lo stesso Consorzio segnalando, inoltre, dati alla mano, che gli importi richiesti (la cui legittimità é fortemente dubbia) maturavano interessi la cui remunerazione andava ben oltre la soglia usuraria.
E, in più, c’è una nota stravagante (non so come altrimenti definirla) relativa al mio caso ma che può fare scuola anche per altri: nove anni fa (ribadisco nove anni fa) il Consorzio, per iscritto, accoglieva in regime di autotutela il mio ricorso salvo a continuare a richiedere nel 2012 e in questi giorni nuovamente quanto indebitamente preteso.
Un’ultima annotazione: le note del Consorzio non contengono né il numero di protocollo né la data e non riportano indirizzo o numero telefonico ma solo una Pec. Sarà un caso?
Per quanto mi concerne ho provveduto a contestare con raccomandata la richiesta e andrò fino in fondo in questa non esemplare vicenda soprattutto perché mi ferisce solo l’idea di poter essere qualificato utente moroso.
"