FRASCATI (politica) - Ecco come Renzi ed il Pd sono arrivati ad un passo dall'importante appuntamento del 4 dicembre quando gli italiani dovranno esprimersi sulla riforma costituzionale proposta proprio dal premier
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Se ne sentono talmente tante in questi complicati giorni pre-referendum (e manca meno di un mese) che è forse il caso di riprendere le fila della storia politica contemporenea e dare, nel nostro piccolo, un contributo a fare chiarezza. Ad uso esclusivo dei cittadini.
Il IV Governo Berlusconi, che aveva giurato nel lontano 8 maggio 2008 e che avrebbe visto la fine della XVI legislatura nel 2013, cade il 12 novembre 2011 per le dimissioni del premier che arrivano subito dopo l'approvazione della Legge di Stabilità 2012.
MARIO MONTI - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (al 5° anno del proprio primo mandato) dopo un breve giro di consultazioni, dà l'incarico di formare il nuovo Governo a Mario Monti, quel Monti che lo stesso Napolitano, nel pieno delle proprie prerogative, aveva nominato senatore a vita il 9 novembre. Il Governo Monti giura di fronte alle Camere il 16 novembre 2011 e resterà in carica per poco più di un anno, fino alle dimissioni dell'economista arrivate il 21 dicembre 2012.
SEGRETERIA PD BERSANI - Nel frattempo, nell'autunno del 2009, il Partito democratico celebra il proprio congresso ed elegge, col 55% dei voti, a suo segretario nazionale Pier Luigi Bersani che dunque succede a Dario Franceschini, battuto nella corsa alla segreteria insieme a quello che sarebbe poi diventato sindaco di Roma, Ignazio Marino. Tra i sostenitori di Bersani, già ministro con Prodi, ci sono - tra gli altri - Massimo D'Alema, Rosy Bindi ed Enrico Letta.
LE PRIMARIE PER IL PREMIER DI CENTROSINISTRA - Il Pd è tutto (o quasi) con Pier Luigi Bersani. La coalizione che si va costituendo verso le elezioni Politiche, "Italia. Bene comune", decide di far scegliere ai propri elettori il candidato premier con lo strumento delle Primarie il cui primo turno si svolge il 25 novembre 2012: alle urne vanno 3,1 milioni di elettori.
Bersani vince ma non stravince col 44,9%: dietro di lui l'emergente Matteo Renzi, già sindaco di Firenze (2009-2014) e prima ancora presidente della Provincia di Firenze (2004-2009), col 35,5%, Nichi Vendola (Sel) col 15,6%, Laura Puppato (Pd) al 2,6% e Bruno Tabacci (Api), 1,4%.
Il secondo turno si svolge la domenica dopo, il 2 dicembre: il Pd fa quadrato sul suo segretario che batte Renzi col 60,9% degli oltre 2,8 milioni di elettori che tornano alle urne. Renzi, sconfitto, accetta il verdetto delle urne ed inizia a lavorare all'interno del Pd per portarlo dalla sua parte.
LE POLITICHE 2013 - Subito dopo le dimissioni di Mario Monti, il 22 dicembre 2012 il Presidente della Repubblica Napolitano scioglie le Camere ed inizia la lunga rincorsa alle elezioni Politiche che si svolgono il 24 e 25 febbraio 2013.
Il risultato delle urne spacca l'Italia in 3: a vincere nei numeri è la coalizione di centrosinistra che sostiene come premier Pier Luigi Bersani che ottiene 344 seggi alla Camera col 29,55% dei voti (294 seggi del solo Pd) e 123 in Senato (31,6%). Il centrodestra di Berlusconi alla Camera ottiene il 29,18% conquistando 125 seggi e il 30,7% in Senato con 117 seggi. Il Movimento 5 stelle di Grillo alla Camera è al 25,56%, conquistando 109 seggi mentre in Senato si ferma al 23,8% con 54 seggi. Quarto proprio Mario Monti che ottiene 45 deputati e 18 senatori.
Il Presidente della Repubblica, Napolitano, affida a Pier Luigi Bersani il compito di formare il primo Governo della XVII Legislatura. Il segretario Pd ci prova per un po' ma non riesce a quadrare il cerchio e la politica italiana entra in una lunga fase di stallo aggravata anche delle imminenti elezioni presidenziali.
NAPOLITANO BIS, BERSANI KO E LETTA PREMIER - Tutto avviene dopo il 15 aprile. Il 19 Bersani si dimette dalla segreteria del Pd e a prendere le redini del partito è per qualche mese Guglielmo Epifani. Nel frattempo il Parlamento ha bruciato, per i veti incrociati e i "no" ripetuti soprattutto dal Movimento 5 stelle, tutti i nomi giocabili per il nuovo Presidente della Repubblica: Franco Marini, Romano Prodi, Gianni Letta: tutti bocciati. Il 20 si rimette in pista proprio Giorgio Napolitano che accetta di restare al Quirinale per un altro paio di anni.
E' la svolta decisiva perché lo stesso Napolitano nei giorni seguenti chiude le nuove consultazioni ed affida ad Enrico Letta l'incarico di formare un Governo. E' un Esecutivo di larghe intese che vede dentro anche una cospicua parte del centrodestra: il sì delle Camere arriva tra il 27 e il 28 aprile. A Montecitorio Letta ottiene ne 453 sì su 630 deputati, in Senato si arriva a 233 voti favorevoli su 315.
LA SEGRETERIA PD A RENZI - Per il Pd il 2013 di strappi non è ancora finito perché si arriva al clou in dicembre. Il giorno 8 Matteo Renzi surclassa gli avvresari alla segreteria con un larghissimo 67,5% che lascia Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati al palo. Anche i "grandi" del partito, quelli che un anno prima non avevano avuto alcuna esitazione ad indicare in Bersani l'unica strada da percorrere, sono rimasti nel frattempo folgorati dal giovane toscano.
Da qui alla presidenza del Consiglio il passo è breve. La virata, decisa, del Pd verso il giovane sindaco in carica di Firenze è netta: il Governo Letta stenta e a febbraio arriva la resa dei conti.
RENZI PREMIER - Il 14 febbraio 2014 Enrico Letta si dimette da presidente del Consiglio. Renzi lo saluta con un "Enrico stai sereno" che ha fatto epoca e nel giro di pochissimi giorni è lui il premier in pectore. Napolitano gli affida l'incarico di formare il secondo Governo della XVII Legislatura e il 25 febbraio 2014 il I Governo Renzi ottiene il "placet" del Parlamento: 378 sì alla Camera e 169 sì al Senato. Con lui, dopo il patto del Nazareno, inizialmente parte anche lo stesso Silvio Berlusconi.
Il resto è storia molto più recente.
Questo, in estrema sintesi, il percorso del Pd e quanto accaduto in Parlamento e a palazzo Chigi in questi ultimi anni.
Ogni altra considerazione sulla legittimità del Governo in carica (più che piena), sugli schieramenti del "sì" e del "no" per il referendum, è lasciata chiaramente ai lettori.